special
Paolo Benvegnù Addio al pescatore di perle
"Ditemi cosa devo fare
Perché non sono così intelligente
Da sopravvivere in apnea
Cercando pietre preziosissime
Per poi soltanto farvele vedere
Come un bambino che non vuole niente
Solo qualche sorriso
Per continuare ad imparare
E a lacrimare da un occhio solo
Per non farvi capire
Quanto è difficile immaginare
L'amore a volte sopravanza il sole
Non lo riuscite a sentire
Non vi piacciono i sogni
Forse vi piace naufragare senza nessuna dignità
E vi nutrite di paure e di banalità
Diventate incoscienti, come onde del mare
E noi saremo come il vento
Impossibili da decifrare
Ma quando sarà il tempo
Vi insegneremo nuovamente a respirare
I pescatori di perle
Saranno liberi di volare
Fino a toccare le stelle
La vita è un inganno
E non c'è niente da capire
Ma se nutrite i vostri sogni
Con l'imprudenza di chi non sa più aspettare
Le vostre notti disperderanno i giorni
Avrete il tempo per amare ed odiare
Insospettabilmente, riuscirete a dormire
E noi saremo come il vento
Impossibili da fermare
E quando sarà il tempo
Vi insegneremo nuovamente a respirare
Pescatori di perle
saranno liberi di volare
Fino a toccare le stelle
E noi saremo come il vento
Impossibili da decifrare
E quando sarà il tempo
Vi aiuteremo nuovamente a pensare
I pescatori di perle
saranno liberi di volare
Di diventare stelle"
(Paolo Benvegnù, Pescatori di perle)
Laura Bianchi:
“Tu resterai per sempre
Come la nostra illusione di essere immortali
E non importa se non parli
Perché questo silenzio è solo tuo
E mio.”
17 ottobre, Sanremo. Un uomo elegante, abito nero, cravatta bordeaux, si guarda attorno, meravigliosamente, ingenuamente stupito di essere qui, all’Ariston, a ricevere la Targa Tenco come miglior disco italiano 2024 in assoluto. “È tutto irreale”, sussurra; “ma sono i miei compagni con cui vorrei condividere questa cosa…io sono solo il piccolo scribacchino di un gruppo di persone…sono qui a loro rappresentanza”. Poi, attacca a suonare. E si compie il miracolo: l’uomo elegante, tanto umile da smarcarsi dai complimenti, si fa tutt’uno con la musica, voce potente, grinta, un’energia e una convinzione che lasciano il segno, come e più di sempre, in una dedizione totale alle proprie creazioni.
28 ottobre, Lugano. Lo stesso uomo, davanti alle domande di Gian Luca Verga, trasforma lo showcase in un percorso di scoperta esistenziale, e ci regala a piene mani la bellezza del suo pensiero cristallino. “Non riesco ad essere felice se non sono felici tutti quelli che vedo…sto cercando di essere un uomo enorme che diventa piccolissimo e a cui a volte piace stare nella tasca di qualcun altro e suggerirgli delle parole.” Dopo il concerto, ci abbraccia anche fisicamente, ringraziando tutti per i complimenti, come se fossimo noi a regalarglieli, e non fosse lui ad averli meritati tutti. “Vieni a trovarmi quando passi da Perugia, ti do il mio numero!”...
21 novembre. La neve mi blocca, non posso arrivare a Milano per il suo concerto. Gli scrivo scusandomi. Mi risponde: “Ci saranno altre occasioni…Ma ti e vi ringrazio tantissimo…Vi avrei consigliato anche io, di preservarvi…A prestoooo”.
Strazia, pensare che non ci saranno altre occasioni. E che il cuore di quell’uomo elegante, nobile, umile e grande, affettuoso e generoso, ha smesso di donarci bellezza. Ma la sua musica resterà per sempre.
Alfonso Fanizza:
Con l’improvvisa scomparsa di Paolo Benvegnù restiamo orfani non solo di un grande cantautore troppo spesso sottovalutato e di una penna sopraffina capace di scrivere indimenticabili poesie musicali, ma soprattutto di una persona umanamente incredibile.
Chi, come me, ha avuto l’onore di incrociare la sua essenza umana sa di aver conosciuto e apprezzato una delle anime più belle che la nostra scena musicale possa vantare. Al di là della sua straordinaria poetica, dell’averci regalato canzoni che sono diventate delle pietre miliari del nostro ascolto quotidiano, anche con gli Scisma, il ricordo più vivido che ho di lui, esula dalla sfera critica, ma riguarda la sua umana umiltà. L’averlo conosciuto, l’aver goduto della sua immensa gentilezza, perché Paolo era un gigante buono, e della sua disponibilità non per forza scontata, fa si che questo suo addio inaspettato lasci un vuoto incolmabile nei nostri cuori e che non avremmo voluto mai provare. Ci mancherà ma lo ricorderemo sempre grazie anche alle sue canzoni.
Ambrosia J. S. Imbornone:
Onde ctonie: sopravviverò
Illumino di plexiglas le mie prigioni noir
Che sono come me, che sono dentro me
Che sono come me, che sono dentro me
Domandomi
Plasmandomi
Io sopravviverò
Illumino di plexiglas milioni di poesie
(Scisma, Rosemary Plexiglas)
E non può stupire il turbamento
La perdita di senso di ogni cosa
Perché ogni cosa gli appartiene
E così s'infila dritto nelle vene
A tormentare e a mescolare il bene con il male
E come il mare non lo puoi fermare […]
Ma il mio amore santo è blasfemo
Perché conosce le parole
È lo sguardo d'abbandono prima di partire
(Paolo Benvegnù, Amore santo e blasfemo)
E ci sono stato anch'io vicino al mare
E in fila come tutti per vedere
Se le stelle hanno il profumo di un maestro elementare o la dignità degli alberi
E tu sei libero ma non ne apprezzi il senso
E i giorni li trascini l'uno dopo l'altro
E maledici il destino ma non la tua paura
E poi non credi a niente
Solo io e il mio amore
(Paolo Benvegnù, Io e il mio amore)
Navi senza vento nell'oceano senza fine
chiedono alle stelle di trovare posizione
(Paolo Benvegnù, Avanzate, ascoltate)
Da sempre, dentro di te
Esiste lo stupore della prima neve
E interminabili distese di fiori
La primavera che ti rende lieve
E negli occhi, nei tuoi occhi
L'armonia delle stelle in mezzo al mare
Il canto dei bambini
La casa di chi vuol tornare
E noi siamo l'oceano
(Paolo Benvegnù, L’oceano)
Bellezza, poesia, profondità, ricerca musicale e interiore, il culto di tutto ciò che lui sapeva autoironicamente che in questo mondo superficiale è ritenuto inutile, ma proprio per questo è autenticamente prezioso. Il talento e l’anima bella di Paolo Benvegnù erano una luce purissima, un faro sicuro di qualità e spessore artistico e umano. Paolo era un maestro d’incanto, gentilezza e riflessione da ascoltare con stupore ammirato. Un artista immenso, che avrebbe meritato un successo enorme, non di quelli fatui delle classifiche, ma di quelli dei punti di riferimento senza eguali. Vi prego: non dimentichiamolo. Ascoltiamolo, compriamo i suoi dischi, regaliamoli, facciamoli ascoltare a chi non ha avuto modo di conoscerli e innamorarsi della sua musica con la M maiuscola. Quanto a me, posso solo dire grazie. Sono stata Rosemary Plexiglas, ho adorato gli Scisma, in tutti, tutti i dischi di Paolo da solista c’è la mia vita, i miei venti, trenta, quarant’anni. Benvegnù lascia un vuoto incolmabile, incredibile e straziante, ma so che la sua musica continuerà a prendersi cura del mio cuore. Per sempre.
Giada Lottini:
Quando incontri sul tuo cammino una persona perbene, te ne accorgi subito. Stessa cosa succede quando una persona perbene se ne va.
Il 2024 si è concluso con una perdita immane: svegliarsi nel 2025 senza Paolo Benvegnù implica la dolorosa consapevolezza che, da ora in avanti, saremo orfani di un essere umano meraviglioso e insostituibile su questo pianeta.
Paolo, artista unico, era un puro, un saggio, una medicina per l’anima sia attraverso la musica, sia attraverso il patrimonio di umanità e gentilezza che restava impresso in chiunque lo incontrasse.
Una persona talmente ricca dentro che sapeva riversare in musica e parole interi mondi, come solo i grandissimi riescono a fare. E, se provavi a dirglielo, la sua incredibile umiltà traspariva nel ringraziare inchinandosi, nel dare sempre il merito agli altri e mai a se stesso. “Io strimpello male il piano, a volte la chitarra. Il vero miracolo lo fanno le persone fantastiche e generose che mi accompagnano”, ripeteva spesso.
Ieri, nel momento in cui tutti si accingevano a festeggiare, se n’è andato, lasciandoci sbigottiti e addolorati, al culmine di un anno pieno di impegni: l’album È inutile parlare d’amore, che gli è valso una fin troppo tardiva Targa Tenco, il reloaded di Piccoli fragilissimi film per celebrarne il ventennale, tantissimi incontri, molti concerti, interviste e forse un maggiore successo che avrebbe senza dubbio meritato. In un mondo ideale, sarebbe stato tra i giganti da subito. Eppure, a lui il mondo piaceva anche così, perché sapeva coglierne la meraviglia che noi non riusciamo a vedere più e a insegnarcela.
Porterò nel cuore le parole gentili che mi ha rivolto, quel senso di affratellamento mentre parlavamo, durante un’intervista, del significato del suo ultimo album, l’abbraccio che non ci siamo potuti dare di persona e l’immagine di lui, adesso, che forse sta planando sulle cose dall’alto, senza macigni sul cuore.
Arianna Marsico:
Il mio ricordo di Paolo Benvegnù è racchiuso in un'immagine. Non sul palco, ma appoggiato a una transenna ad ascoltare Motta, di cui aveva aperto il concerto. Uno sguardo sereno e colmo di attenzione verso un artista allora "emergente". Senza spocchia gerontocratica, senza sentirsi sminuito per aver suonato in apertura, si era fatto apprezzare tantissimo da un pubblico fatto anche di persone che probabilmente non lo conoscevano, regalando perle come Suggestionabili.
La sua figura emanava signorilità, garbo ed eleganza anche sceso dal palco, poggiato su quella transenna, nel caldo soffocante di quella serata romana.
La targa Tenco è stata beffarda, ma lui ha sempre dato l'impressione di non curarsi di quel mancato riconoscimento.
Forse oltre alle sue intense canzoni (altro che Canzoni brutte!) ci ha lasciato cose più importanti. L'essere amorevolmente pieni di ciò che si fa a prescindere dai premi e il guardare il mondo senza rabbia, ma con un sorriso quasi zen.
Silvano Terranova:
Nell’estate del 2018, al termine dello straordinario spettacolo "Culture contro la paura", che aveva visto Paolo Benvegnù dividere il palco con Brunori Sas e con l’attrice Amanda Sandrelli, davanti all’uscita secondaria del teatro avevo incrociato i tre. In realtà avevo visto soltanto Dario (e come avrei fatto a non vederlo, considerata l’altezza?) e la piccola Sandrelli. Per il cantautore calabrese era un momento magico: il suo disco A casa tutto bene e, soprattutto, il singolo La verità gli stavano facendo finalmente raccogliere il meritato successo, quindi è normale che la stella della serata - più di Sandrelli e di Benvegnù - fosse lui. Dopo i complimenti e la foto di rito, all’interno del minivan che li stava per riportare in albergo, vidi un paio di gambe e, fatti un paio di passi indietro, il volto di Paolo che, pazientemente, aspettava.
Gli chiesi il permesso di sporgermi dentro, gli strinsi la mano e gli dissi che per me era un vero onore poter salutare uno dei più straordinari cantautori italiani. Lui mi guardò, mi ringraziò calorosamente e mi disse qualcosa tipo: “Dai, almeno qualcuno si accorge di me, che stasera, giustamente, tutti gli onori sono per Dario. Però meglio così: almeno mi riposo e lascio tutto il lavoro a lui!”
Ecco: in un mondo perfetto, quella sera ci sarebbero dovuti essere due giganti della canzone d’autore italiana a raccogliere, fuori dal teatro, il meritato affetto del pubblico, senza che fossero la moda del momento e i capricci del mercato a sancire la momentanea invisibilità di uno dei due.
Paolo Benvegnù se ne è andato in punta di piedi, così come aveva vissuto e aveva attraversato per un trentennio abbondante, con gli Scisma e da solista, la scena musicale italiana. E, ironia della sorte, l’improvvisa scomparsa è avvenuta in un momento felice nel quale stava raccogliendo il rispetto che meritava: la Targa Tenco come migliore album e la partecipazione, giusto il giorno prima, al programma di Stefano Bollani e Valentina Cenni, dove aveva detto: "Il vero cantautore è un ricercatore di cose non utili, nel senso che tutto deve essere teso all'utile, perciò noi brancoliamo nell'inutile. Ma chi dice cosa è veramente utile? Ad esempio io trovo utilissimo vedere i bambini correre nei prati. Non portano denaro, ma portano gioia.”
Grazie Paolo. Grazie per la gioia utile, anzi utilissima, che ci hai donato.
I principali articoli pubblicati da Mescalina in questi anni su Paolo Benvegnù:
Recensione Piccoli fragilissimi film
Recensione È inutile parlare d’amore
Special Piccoli fragilissimi film – Reloaded
Foto: Antonio Viscido (fonte: About)
L'ultima apparizione televisiva di Paolo Benvegnù al programma Via dei matti n.0: